MAGISTER GIOTTO.

MAGISTER GIOTTO

Una mostra digitale.

Di Gianna Ganis

“In occasione del 750° anniversario dalla nascita, scopri Magister Giotto. Un’esperienza immersiva, unica e sorprendente. Un racconto di parole, musica e immagini che per la prima volta permetterà di avvicinarsi ai significati più nascosti dei capolavori di un artista assoluto.”

Fino al 23 novembre presso la Scuola Grande della Misericordia di Venezia, va in scena la prima mostra experience monografica dedicata al grande artista trecentesco, operazione capostipite di un format che promuove a livello internazionale arte, cultura, intrattenimento, prodotta da Cose belle d’Italia Media Entertainment con la direzione artistica di Luca Mazzieri.

Entrati nel grande atrio della Misericordia, dove campeggia la suggestiva riproduzione di un grande crocifisso giottesco, ci si trova di fronte a un percorso visivo ed uditivo di 45 minuti, un racconto che si sviluppa in 7 sale dove i curatori, un competente comitato scientifico, divengono molto più che registi silenziosi: entrano nelle opere, le dilatano, creano ambienti sensoriali stimolanti, ricorrono all’utilizzo delle nuove tecnologie per trasformare un dipinto in un’esperienza di realtà virtuale.  Ogni visitatore per la fruizione della mostra dispone di cuffie per ascoltare e apprezzare i meravigliosi dettagli dell’imprescindibile novità giottesca, la cui spiegazione è trasferita dalla voce dell’attore Luca Zingaretti e accompagnata dalla colonna sonora realizzata per l’occasione dal jazzista Paolo Fresu.
Le storie francescane di Assisi, la Cappella degli Scrovegni di Padova, i maestosi Crocifissi e le altre opere realizzate a Firenze sono alla base dell’impianto narrativo. Questo si conclude, con una sezione di natura scientifica, inserita a compimento delle sole tematiche religiose rappresentate, ma capace della loro stessa coerenza di significato, dove raccontare della Missione Giotto del 1986, realizzata dall’Agenzia Spaziale Europea, che per la prima volta nella storia intercettò la Cometa di Halley, dipinta nell’Adorazione dei Magi nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Magnifica anche la sede espositiva: la Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia di Venezia è il secondo contenitore in città per ampiezza dopo Palazzo Ducale adattissimo per altezze e spazi neutri ad accogliere operazioni simili. Essa fa parte delle sette Scuole Grandi veneziane, nate nel medioevo come fenomeno laico di devozione e di solidarietà, che svolsero un ruolo fondamentale nel tessuto politico, sociale, religioso della Repubblica di Venezia.

Naturalmente il dibattito sulle mostre digitali è aperto: in esse le opere non vengono esposte in originale e avere di fronte una riproduzione probabilmente può irritare i puristi. Ma se analizziamo le caratteristiche di questo format vediamo esserci molti elementi di vantaggio; primo si abbattono completamente i costi di trasporto e di assicurazione; secondo si annullano i rischi di danno alle opere, sono riproducibili anche a costi contenuti. A questi elementi, che rispondono ad esigenze di “marketing” (quali la logistica e la distribuzione) si associano tuttavia delle caratteristiche delle mostre d’arte digitale, che smentiscono chi condanna aprioristicamente queste esposizioni.

C’è infatti un altro ordine di ragioni che permette di guardare con simpatia a questo fenomeno: la diffusione di cultura e la capacità di attrarre pubblici differenziati rispetto alle mostre, per così dire, tradizionali.

Il primo punto richiama quanto detto in precedenza in termini logistici: l’adozione del digitale permette di superare un limite strutturale delle mostre d’arte. La tecnologia potrebbe attrarre individui che più che essere interessati alla validità estetica delle opere proposte, possono essere attratti dalla possibilità di sensazione di uno “stupore” che può derivare dalla fruizione sensoriale attraverso il medium tecnologico. C’è, infine, un ultimo punto sul quale vale la pena ragionare: l’arte ha bisogno di essere vista per essere compresa, ha bisogno di essere fruita, percepita possibilmente da tutti. Questo punto è fondamentale perché la possibilità che un teen-ager vada a vedere Klimt,Giotto o che abbia visto un Van Gogh più per il dispositivo tecnologico che per l’opera d’arte in sé, è elevata. Questo è diffondere cultura e arte. Riuscire a trovare linguaggi nuovi per rendere attrattivo il consumo culturale anche per quelle categorie di persone che non vanno a teatro o al museo se non per sbaglio e se è gratis. Qui invece le persone pagano e questo pagare vuol dire scegliere.

Dal nostro punto di vista la mostra Magister Giotto risulta impeccabile nella qualità della componente contenutistica storico-artistica, dell’allestimento scenografico, della scelta della sede, della durata impostata dal medium e non da ultimo, centra gli obiettivi che abbiamo indicato: diffusione di arte e cultura tramite nuovi linguaggi nel solco della grande competenza. CONSIGLIATA!

 

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