PERSONE E PERSONAGGI (di fantasia)

Di Gianna Ganis

Deve esistere un metodo nella ricerca, a qualunque ambito della conoscenza venga applicato: nella medicina, nell’astronomia, nella storia ecc. ed è quello scientifico strutturato sulla verifica delle prove e delle fonti tenendo conto degli studi in materia e delle competenze degli esperti.

Capita che un recente articolo di qualche giorno fa ,che vi alleghiamo, apparso sul giornale Il Friuli a firma di Angelo Floramo, fra il serio e il faceto,  partendo da dichiarazione effettivamente rilasciate dall’assessore regionale alla Cultura Gibelli, abbia avuto il merito di utilizzare l’ironia per denunciare un fantasmagorico altro  tentativo di attribuzione di  natali illustri alla terra friulana per un personaggio storico conosciutissimo, chiamando in causa addirittura il genio Leonardo da Vinci che forse presto potrebbe diventare Leonardo da Cerneglons, facendo leva sospetto, sull’orgoglio friulano.

Di seguito dunque l’articolo nel quale non vi è traccia di metodo o altro reale contributo scientifico che avvalori una così roboante scoperta ma divertenti ipotesi.

Non è comunque la prima volta in cui viene perseguita una manifesta volontà di affermazione della matrice locale per personaggi famosi, anche attingendo a un grande tema legato questa volta alla storia della letteratura ovvero nientemeno che al dramma di Giulietta e Romeo. Questa vicenda risale a metà degli anni Ottanta quando fu annunciata per la prima volta la notizia dell’origine friulana dei protagonisti ispiratori del grande poeta inglese in seguito alla conferenza tenuta dal Professor Clough a Vicenza in occasione dei cinquecento anni dalla nascita di Luigi Da Porto e alla sua novella sull’amore contrastato con l’udinese Lucina. Comparvero allora alcuni articoli sul Messaggero Veneto e sul Gazzettino, ma nessuna voce nel panorama culturale si levò per rivendicare e fare proprio questo primato in modo autorevole. Gli articoli suggerivano che forse ”..l’origine veneta di Luigi Da Porto autore della novella , seppur legato al Friuli per parte di madre, può aver precluso il riconoscimento della sua storia, in quanto non prodotta da un autore autenticamente friulano e non ambientata in un contesto espressamente friulano. Più probabilmente allora i tempi non erano maturi e per questa mancata rivendicazione può aver avuto un ruolo proprio la natura del popolo friulano, sempre piuttosto riservato e restio all’esposizione di se, soprattutto quando in gioco ci sono i sentimenti

Al di là di questa ipotesi edulcorata di matrice psicologica, era invece mai venuto in mente a qualcuno che nonostante le analogie nella storia dei protagonisti amanti sfortunati, non poi così numerose e assai frequenti per altri casi che potevano accadere alla nobiltà dell’epoca, la tesi dell’attribuzione della matrice friulana al dramma shakespiriano, non ebbe seguito in quanto nessuno studioso serio si spinse a sostenerla?

Infine vorrei segnalare un ultimo caso secondo cui il dipinto “San Francesco riceve le stigmate” di proprietà della parrocchia di Fagagna, ma dal lontano 1911 in deposito ai Civici musei di Udine, venne definito frettolosamente un originale del Caravaggio. A sostenerlo era il parroco di Fagagna, sul settimanale diocesano La Vita Cattolica, intervenendo dopo l’annuncio fatto all’epoca dall’ assessore alla Cultura del Comune di Udine, Federico Pirone, di una mostra dedicata al dipinto in questione, definito invece dall’assessore “una copia” L’occasione di confrontare il dipinto con un originale caravaggesco avrebbe potuto diventare materia proprio di una grande mostra dalla sicura attrattività ma non se ne fece nulla.  Per il monsignore le cose stavano diversamente in virtù di uno studio, fatto nel 2001, dal professor Vanni Tiozzo, docente di Restauro all’accademia di Belle arti di Venezia, che ne attestavano l’attribuzione, invece, a Caravaggio. Attualmente ulteriori e approfondite ricerche, soprattutto a cura del più accreditato studioso di Caravaggio e storico dell’arte Tommaso Montanari, hanno escluso con certezza la paternità dell’opera al grande pittore.

La querelle andò avanti per parecchio tempo tradendo anche in questo caso la volontà di suggestione nei confronti dei contributi di grandi nomi in terra friulana. Naturalmente non si vuole mettere in discussione la buona fede del parroco né del Tiozzo ma riportando questi esempi, si vuole ribadire la necessità e il valore del metodo scientifico, che anche quando applicato all’arte, ha bisogno di competenze forti non può fermarsi ad una mera convinzione o alla speranza dell’autenticità e all’orgoglio di possedere l’opera, ma deve per sua definizione approfondire, analizzare e correttamente, anche negare quando serve.

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