IMMAGINI E PAROLE

Di Gino Colla

Oggi si confrontano poesie e immagini di artisti poste a confronto.

Un film del 2014, Words and picture, esprimeva il confronto di due gruppi di studenti, arte e letteratura, su come si potesse comunicare meglio.

In realtà, vi sono differenti punti di vista del problema, ad esempio, la trasmissione della cultura, la persuasione, finanche la morte (necrologio o immagine?).

Alla fine c’è chi sostiene che siamo in un Pictorial Turn (Era dell’immagine). Ma è proprio così? Negli studi di Jung, Immagine e parola, dove l’archetipo è quello che Freud chiamava inconscio collettivo, c’è differenza sostanziale tra segno (rappresentazione di ciò esiste) e simbolo (espressione dell’inconscio individuale, non traducibile in immagini o parole). In Lacan invece, pur essendoci un focus sulla rappresentazione, la parola, intesa come la langue, il primo linguaggio che scaturisce dall’inconscio come pioggia caduta sul terreno, si richiama la importanza della parola “strutturata come l’inconscio”.

In realtà, dopo l’11.9.2001, è vero che l’immagine ha un potenziale terribile dentro le nostre emozioni, ma anche conduce a una bulimia che ci rende indifferenti e più cinici.

Succede anche così per il linguaggio, dove le parole, o le notizie, come la pubblicità, comunicano eventi che si rivelano spesso falsi, o non veritieri.

Quindi la parola esprime qualcosa che l’immagine non può fare, così come l’immagine esprime meglio stati d’animo di quel che possono fare le parole (i sacchi di Burri). Ma ricordiamo sempre che immagini e parole funzionano con metonimie e metafore, allo stesso modo, e che hanno una diversità tra chi fa l’opera e chi la fruisce. Da qui l’indagine su cosa vuole l’immagine, e il distacco tra significante e significato.

Alla fine forse, la musica (Ciaccona di Bach) ha una funzione che ci avvicina all’estasi (caso Eisenberg nel 1920 e i postumi della prima guerra mondiale).

Ma anche questo può essere soggettivo. Alla fine l’immagine dell’idolo (vitello d’oro), viene distrutto da Mosè e vengono a lui dati i dieci comandamenti. E nel vangelo Gesù stesso dice ai suoi discepoli: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

E proprio nella Chiesa le immagini sono Dio che si trasforma in essere umano e non di uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Quindi le parole in questo contesto sono eterne. Le immagini non riescono altresì a esprimere la vera immagine di Dio. Ma il silenzio, il nulla, il vuoto, possono essere rappresentati? L’angoscia nasce proprio da ciò (Umleicht) che non si conosce o meglio che non è rappresentabile razionalmente. E l’inconscio, ricordiamolo sempre, non si può rappresentare, e neppure si può narrare, se non tramite delle faglie, il lapsus, il moto di spirito, il sogno.

Di nuovo parole e immagini, nascendo dal nostro ospite inquietante, sono entrambe misteriose. E per questo affascinanti.

Riguardo al Natale, una riflessione può ricondursi alla memoria del passato: ricordiamo più le varie immagini, come l’albero illuminato, i doni, le candele accese, o le parole scambiate tra parenti e ospiti vari? Probabilmente né le une, né le altre, ma la festività comunque è contraddistinta più dai vari simboli, che contengono le immagini. Se ci troviamo in paesi caldi, la mancanza della neve o dei simboli cattolici, ci rendono quasi ininfluente la data.

Quindi per Natale riduciamo doni, e se dobbiamo proprio regalare, pensiamo alle varie associazioni che supportano i bambini, la ricerca, ecc. ma non dimentichiamo che anche la cultura aiuta a vivere meglio… così anche la card di On Art può diventare un regalo utile per il prossimo.

Buone Feste a tutti!

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