Il MUSEO CONSERVA LA MEMORIA

Di Gianna Ganis

Frequentare musei, gallerie d’arte e mostre oltre a essere una piacevole attività culturale, serve anche a mantenere attivo il cervello, fino a ridurre il rischio di sviluppare forme di demenza.

 

E’ quanto emerge da uno studio su 4 mila persone di età media 64 anni realizzato a Londra e pubblicato su una importante rivista scientifica. Al netto di fattori di confondimento e variabili sociali, i risultati dell’indagine hanno confermato che l’azione positiva della fruizione artistico-culturale sul cervello, oltre che alla leggera attività fisica e al coinvolgimento sociale quando ci si muove in compagnia per partecipare alle visite d’arte, sia dovuta al potenziamento della cosiddetta riserva cognitiva serbatoio di capacità a cui attingere per rammentare, elaborare e quindi conoscere e riconoscere.

Tale fondata ipotesi si basa sulla flessibilità funzionale delle reti neuronali (fenomeno della compensazione neurale) che essendo altamente plastiche e compensando le attività cerebrali compromesse, possono far fronte parzialmente all’atrofia e ai danni dovuti all’invecchiamento ed essere in grado di ritardare la comparsa di malattie a carico del cervello.

Inoltre, posto che la memoria non è un fenomeno puramente meccanico di archiviazione acritica di informazioni bensì un modo sano di trattenere solo quelle necessarie per compiere astrazioni e collegamenti, si è visto che proprio musei, arte,  cultura quando praticati attivano il processo di memorizzazione, accendono collegamenti con ciò che già sappiamo rinforzando legami creandone di inediti, ampliando così l’intelligenza e la capacità di introspezione.

 

Non a caso ricordare significa letteralmente “riportare al cuore” organo che per lunghissimo tempo è stato ritenuto sede dei sentimenti e dell’intelligenza –intus legere – ovvero capacità di “leggere dentro”.

 

 

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