SPAVENTOSA EVOCAZIONE

Di Francesca Cerno

Eva si svegliò di soprassalto. Spaventosa evocazione! Percepì la sua nudità. Per la prima volta, se ne vergognò. Quel sintagma rimbaudiano continuava a echeggiare nella sua mente e riverberava nella stanza. Spaventosa evocazione! Fece un profondo respiro. Quasi per rimandare il più a lungo possibile l’inevitabile, avvicinò lentamente la mano sinistra al capezzolo destro, sfiorandolo appena, finché si decise a toccarlo, per poi abbandonare l’intero palmo a coppa su quel seno poco prominente. Era gelido. Comprese ciò che stava accadendo. Il momento dell’adieu, come profetizzato dal poeta francese, era quasi giunto. Eva invocò il Primo Raggio, quello del coraggio e della ferrea volontà, e un’ondata di luce rossa pervase il suo corpo fisico, per poi arrivare a quello astrale, mentale e causale. Sussurrò la formula magica, così come il Grande Spirito le aveva suggerito nella Notte della Grande Rivelazione. I versi di Rimbaud non le davano tregua. Accogliamo ogni influsso di vigore e di tenerezza reale. Adamo sarebbe presto arrivato e con lui, il contagio, causato dall’implacabile legge di causa ed effetto. Intanto è la vigilia. “Adamo, sei qui?” Il suo primo amante, trasfigurato, le porse una rosa rossa. Eva lo ringraziò con un inchino. Prese il fiore con la mano destra e la portò alle narici, inebriandosi con il profumo che emanava. Poi, con quell’inequivocabile simbolo di amore, si coprì il pube. Bisogna essere assolutamente moderni. Adamo le fece cenno di seguirlo allo specchio. Eva rimase immobile, giustificandosi: “È solo che avrei voluto avere più tempo… per rimediare.” Ma immediatamente si rese conto dell’assurdità di quelle parole. Rimbaud, ancora una volta, parafrasava la voce della sua coscienza: Tutti i ricordi immondi svaniscono. È un bel vantaggio, che posso ridere dei vecchi amori menzogneri, e colpire di vergogna quelle coppie bugiarde. Eva la tentatrice, la peccatrice. Era forse lei la colpevole della mancanza di autocontrollo di Adamo e della schiera di altri uomini con un anello al dito che a lui seguirono? I miei ultimi rimpianti si dileguano. Mi sarà lecito possedere la verità in un’anima e in un corpo. D’altra parte, occorreva constatare, se lei fosse stata davvero innocente, le cose sarebbero andate diversamente. Il contagio, che di lì a poco l’avrebbe privata della sua umanità, non l’aveva risparmiata, anche lei era a suo modo responsabile. Doveva accettarlo. Eva invocò il Secondo Raggio, quello dell’amore e della compassione, e un’ondata di luce blu pervase il suo corpo fisico, per poi arrivare a quello astrale, mentale e causale. Chiese al Grande Spirito di aiutarla a comprendere la Ruota del Karma, come esplicitato durante la Notte della Grande Rivelazione. Ed ecco che nello spazio tra le sopracciglia, le tornarono alla memoria i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni intrise di egoismo, soggiogate dalla dipendenza, pervase dalla passività. Anticipati da un rullo di tamburi, ecco sfilare i comportamenti anassertivi, i messaggi superficiali, i silenzi indifferenti. Dura notte! Accolse allora l’invito di Adamo e si avvicinò allo specchio. Ebbe un moto di sussulto. Cosa era successo ai suoi capelli? Dov’era finita la sua fulgida chioma? Chi si era impadronito dei suoi riccioli ribelli? “È dunque questa la mia punizione? Tornare indietro negli anni oscuri di Lucrezia Borgia, dove vigevano le regole del patriarcato?” Il combattimento spirituale è brutale quanto la battaglia d’uomini; ma la visione della giustizia è un piacere di Dio soltanto. Adamo le indicò la luna. “Donna, è semplicemente un rito di passaggio. Non si può tornare indietro, solo guardare avanti. Possiamo però augurarci che nella prossima vita rimarremo saldi a principi superiori e saremo delle persone migliori.” Niente cantici: mantenere il passo conquistato. Eva intuì che non le era rimasto che qualche istante.

“Arthur… un ultimo verso, prima della metamorfosi?”

Sì, l’ora nuova è quantomeno assai severa.

Eva chiuse gli occhi, riappacificata con se stessa e con l’umanità. Sarebbe rimasta appesa per qualche tempo, probabilmente in un museo. Ritrovato l’equilibrio, sarebbe tornata carne. Avrebbe incontrato nuovamente Adamo. Avrebbero passeggiato assieme, forse a un metro e mezzo di distanza. Forse con una mascherina. Rimbaud la rassicurò: E all’aurora, armati di un’ardente pazienza entreremo nelle splendide città. Quel verso continuava a echeggiare nella sua mente. Potremmo scoprire di valere molto più di ciò che abbiamo dimostrato.

 

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