INCONTRO LEONARDO TRA PSICOANALISI E PENSIERO SISTEMICO.

Di Gino Colla

Il tema e il titolo sono interessanti perché riguardano due aspetti secondari di Leonardo da Vinci, artista, scienziato e creativo, morto in Francia nel 1519.

La prima questione riguarda la psicanalisi. Essa diviene rilevante con Freud, anche se vi sono degli studi sul pre conscio che anticipano Freud. Quest’ultimo, con gli studi sull’Isteria (il caso Anna O., che eredita dal dott. Breuer), inventa un metodo di cura delle nevrosi, basato sull’emersione dell’inconscio. La psicanalisi quindi deriva dalla psichiatria e tutt’ora si utilizza nella cura delle psicosi e nevrosi, accanto alle cure con farmaci.

La seconda questione ha a che fare con la filosofia. Lacan non voleva saperne della Religione e della Filosofia, perché vogliono entrambe dare delle spiegazioni, mentre non sempre le domande sull’uomo hanno necessariamente delle risposte. Con pensiero sistemico si intende il sistema organico che tiene insieme scienza e filosofia grazie al contributo di Capra e della scuola di Palo Alto.

Come entra in tutto questo Leonardo?

Freud, in un noto saggio, del 1910, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, esamina il sogno che ebbe l’artista di un uccello (nibbio), che muoveva la coda sulla bocca aperta mentre dormiva. Il legame dell’interprete con il succhiare del bambino il seno materno, lo porta a interpretare l’importanza e il narcisismo primario del bambino verso la madre. Nella biografia di Leonardo la madre biologica lo abbandona e Leonardo la rivede solo a Milano, prima della morte della donna (e su questo riferisce l’artista nei suoi scritti). Viene quindi cresciuto dalla matrigna e dal padre Ser Piero, notaio in Firenze, che lo avvia alla pittura, grazie alla sua conoscenza con Verrocchio. Quindi Freud, tra l’altro, ribadisce l’importanza del sogno e dell’imprinting della vita familiare sul bambino nei primi anni di vita.

Poi piu’ avanti parla della sublimazione, cioè del particolare ruolo dell’immaginazione per sostituire l’oggetto perduto. Qui entra in gioco l’arte pittorica di Leonardo (nei suoi scritti parla ripetutamente del suo essere pittore, prima che scrittore o scienziato), e le sue rappresentazioni. Una tra le più famose, La Vergine delle Rocce, oltre a rappresentare Maria, una donna e una madre, riporta un antro buio che potrebbe essere un grande utero o l’inconscio, e Anna, Maria e il bambino, dove Anna e Maria sono quasi fuse in un’unica figura (madre e matrigna protagoniste della sua crescita).

In Capra, e nei suoi libri su Leonardo, invece, si sottolinea come la ricerca dell’artista, sulla natura, sui cadaveri, sul paesaggio, sulle onde, sugli uccelli, sui cavalli, riunisce la ricerca scientifica con la ricerca sull’uomo e quindi lo rende il primo interprete del pensiero sistemico.

Nel mio contributo quindi vedo ancora più grande il genio, la sua ricerca, la sua curiosità sui misteri del mondo (il desiderio come ricerca del Nome del Padre?). Un anticipo di 400 anni sull’inconscio e sugli studi sulla creatività. L’inconscio infatti può dar luogo alla novità solo se spinge a realizzare il rimosso, a aprire dei varchi nella ripetizione. E solo il coraggio può aiutare a uscire dalle abitudini, che come una corazza irrigidiscono il nostro modo di essere, ma danno sicurezza. Il suo stesso vagare, da Firenze, a Milano, a Roma e infine in Francia, dimostra che il creare sta nell’asimmetria, nella disobbedienza al già visto e al già fatto. Leonardo come Eroe e non solo come Genio.

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