CRIPTOVALUTE E MONDO DELL’ARTE

Di Marina Isaia

Sapevate che le nuove cybermonete stanno entrando “a gamba tesa” nel mercato dell’arte e non solo come modalità di pagamento?

Il numero di artisti che affidano le proprie creazioni a delle gallerie che permettono pagamenti attraverso le cybermonete più “solide” sono sempre di più. Ne è un esempio la famosa galleria d’arte Dadiani Fine Art, che ultimamente ha iniziato ad accettare Bitcoin, Litecoin e Dash.

Ma non solo, alcuni artisti ne hanno trovano ispirazione per le loro opere.

Sembra che queste monete virtuali stiano entrando nell’immaginario creativo degli artisti, diventando uno dei loro soggetti più interessanti per poter rappresentare un’epoca contraddistinta da costanti cambiamenti.

La Distributed Gallery nel dicembre 2017 ha messo all’asta l’opera “Ready-Made Token” che consistente in un singolo gettone di Ethereum, firmato Richard Prince, poi scopertosi opera del pressoché sconosciuto Oliver Sarrouy.

Nel 2014 l’artista Francese Youl ha venduto la sua opera “The Last Bictoin Supper”, nella quale Gesù Cristo al centro è raffigurato come blockchain di bitcoin con un QR code davanti a lui. Quello che nel quadro è Giuda viene, invece, rappresentato come un banchiere.

Anche l’artista Kuno Goda con la sua opera warholiana “200 Bitcoins” si interroga sul valore intrinseco del Bitcoin.

Molti esperti ritengono che Il mercato delle cripto valute e il modo di interpretarlo non è diverso da quello dell’arte.

Secondo alcuni analisti, potrebbe esistere una sorta di parallelismo tra l’irrazionalità e la volatilità dei prezzi del mercato dell’arte e quella del Bitcoin.

Ad onor del vero se possiamo accettare che il mercato dell’arte sia ancora una terra che si basa su un’anarchia finanziaria, non si comprende perchè ci dovremmo realmente preoccupare della mancanza di legiferazione insita nel mercato delle criptovalute.

E’ evidente che nell’arte qualcosa sta cambiando. A questo proposito vi segnalo la trovata geniale di uno street art francese Pascal PBOY Boyart.

Nei suoi murales Boyart si firma con un codice QR che è contestualmente critica alla società moderna e tentativo esplorativo di auto-finanziamento.
I suoi murales ruotano attorno al tema del denaro.

Passeggiando per Parigi è possibile imbattersi in qualche sua opera e si può contribuire a sostenere l’artista con una donazione, naturalmente in bitcoin, scansionando il grande codice QR dipinto sul muro, con il proprio smartphone. Tale liberalità rigorosamente anonima verrà impressa nel registro diffuso della blockchain del bitcoin e ogni utente potrà osservare il portafoglio dell’artista gonfiarsi o ridursi.

Inutile dire che gli artisti di strada e non, sempre a caccia di finanziamenti, hanno accolto con grande favore la “trovata” e si parla già di esportare il “modello Boyart”.

Post a comment