AMORE E PSICHE TRA MITO, ARTE E PSICOLOGIA

Di Chiara Filipponi

Questo mese si è tenuto l’incontro dal titolo “Amore e Psiche, tra mito, arte e psicologia” secondo appuntamento del ciclo “Tra mito e modernità” a cura di On Art in collaborazione con la Cooperativa Athena: città della Psicologia. Protagonista assoluta questa volta la famosissima favola di Apuleio, raccontata attraverso alcune delle sue raffigurazioni artistiche più rappresentative dalla dott.ssa Chiara Filipponi, storica dell’arte, a cui è seguita un’analisi approfondita da parte della dott.ssa Giusy Guarino, psicoterapeuta e presidente di Athena, sul concetto di amore e sulla figura di Psiche, protagonista dalla storia personale travagliata.

 

Amore e Psiche è una favola appartenente al periodo ellenistico, fase della storia del Mondo Antico che segue le imprese di Alessandro Magno arrivando fino alla formale nascita dell’Impero Romano. Tratto caratterizzante di questo periodo, la diffusione della civiltà greca nel mondo mediterraneo, eurasiatico e orientale, e la sua fusione con le culture dell’Asia Minore, dell’Asia Centrale, della Siria e della Fenicia, dell’Africa del Nord, della Mesopotamia, dell’Iran e dell’India, e la conseguente nascita di una civiltà, detta appunto «ellenistica», modello per altre culture relativamente alla filosofia, economia, religione, scienza e arte.

Lucio Apuleio Madaurense, autore di Amore e Psiche, scrittore e filosofo romano di origini nordafricane, si inserisce proprio all’interno di questo contesto storico – culturale.

Autore poliedrico e appassionato di arti magiche, compose opere di vario argomento ma la maggiore è certamente “Le metamorfosi”, conosciuta anche col titolo “L’asino d’oro”. Il romanzo racconta le ridicole avventure di un certo Lucio che sperimenta con la magia e viene accidentalmente trasformato in un asino. La favola di Amore e Psiche, ha nel libro un significato allegorico: Cupido unendosi a Psiche, ossia l’anima, le dona l’immortalità. Tuttavia questa, per giungervi, dovrà affrontare quattro durissime prove, tra cui quella di scendere agli Inferi per purificarsi.

 

La storia

Psiche, giovane donna dalla bellezza quasi divina, diventa l’attrazione di tutti i popoli vicini che le offrono sacrifici e la chiamano Venere. La divinità, saputa l’esistenza di Psiche, gelosa per il nome usurpatole, invia suo figlio Cupido (o Eros) perché la faccia innamorare dell’uomo più brutto e avaro della Terra e sia coperta dalla vergogna di questa relazione, ma il dio sbaglia mira e la freccia d’amore colpisce invece il proprio piede ed egli si innamora perdutamente della fanciulla.

Con l’aiuto di Zefiro, Cupido decide di rapire Psiche e di portarla al suo palazzo dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua. Così per molte notti Eros e Psiche bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto; Psiche è prigioniera nel castello di Eros, legata a questo sentimento che le travolge i sensi.

Amore a questo punto mette Psiche in guardia – se lei tradirà mai la fiducia che la lega al suo innamorato, non avranno futuro e una terribile vita la attenderà. Psiche tuttavia afferma di sentirsi molto sola, la sua famiglia la piange giorno e notte credendola morta per cui lei chiede di poter vedere le sue sorelle per informarle che è viva e felice. Eros accetta per amore della sua amata e consente a Psiche di fare molti doni alle sue sorelle. Queste, stupite della fortuna capitata a Psiche, iniziano ad essere invidiose di lei e prese dalla gelosia si inventano che il marito della sorella è in realtà un mostro orribile che la ucciderà dopo che avrà concepito un figlio. Psiche, atterrita da tali notizie, scoppia in pianto e chiede aiuto alle sorelle che le consigliano di uccidere il mostro con un pugnale mentre dorme e di farsi luce con una lampada ad olio per portare a termine l’operazione. Una volta uccisa la bestia, Psiche avrebbe chiamato le sorelle per farsi aiutare a svuotare il palazzo dai tesori.

La fanciulla dunque con un pugnale ed una lampada ad olio decide di vedere il volto del suo amante, nella paura che questi tema la luce per la sua natura malvagia e bestiale. È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia d’olio cade dalla lampada e ustiona il suo amante che si alza in volo adirato per il tradimento della sua amata.

Psiche straziata dal dolore tenta più volte il suicidio, ma gli dei glielo impediscono ed inizia così a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo, finché finisce nella città di una delle sue sorelle e racconta una bugia che presto fa il giro del mondo: afferma che Eros per vendetta contro Psiche avrebbe preso in sposa una delle sue sorelle. Al che entrambe le donne corrono alla rupe gridando a Zefiro di trasportarle da Cupido e si lanciano da una grande altezza sicure che il vento le avrebbe trasportate. In realtà questo non accade e muoiono orrendamente lanciandosi nel vuoto.

Una volta vendicatasi delle avare sorelle, Psiche cerca di procurarsi la benevolenza degli dei, dedicando le sue cure a al tempio di Venere e a questa si consegna, sperando di placarne l’ira per aver disonorato il nome del figlio.

Venere, dopo aver insultato e malmenato la giovane, sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, deve suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; nella seconda Psiche deve raccogliere la lana d’oro di un gruppo di pecore e nella terza la fanciulla deve prendere l’acqua da una sorgente che si trova nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo. In tutte queste prove, come anche nell’ultima, Psiche viene aiutata da oggetti che si animano o da animali umanizzati che le suggeriscono come portare a termine la missione.

L’ultima e più difficile prova consiste nel discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina (o Persefone) un po’ della sua bellezza. Durante il ritorno, mossa dalla curiosità, apre l’ampolla contenente il dono di Proserpina, che in realtà altro non è che il sonno più profondo.

Questa volta verrà in suo aiuto Eros, che la risveglia dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera uscita dall’ampolla e va a domandare aiuto al padre degli dei, Giove, che mosso a compassione fa in modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene così la dea protettrice delle fanciulle e dell’anima. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei, e solo più tardi nascerà una figlia, concepita da Psiche durante una delle tante notti d’amore dei due amanti prima della fuga dal castello. Questa verrà chiamata Voluttà, ovvero Piacere.

Tra le rappresentazioni artistiche più note legate a questa favola e presentate durante la serata in una carrellata di opere dall’antichità al Novecento, il gruppo scultoreo di Antonio Canova oggi al Louvre di Parigi, realizzato tra il 1787 e il 1793 e la Loggia di Psiche di Raffaello alla villa Farnesina di Roma.

Canova scolpì nel marmo uno dei momenti più lirici dell’Asino d’Oro di Lucio Apuleio – l’opera raffigura, con un erotismo sottile e raffinato, Amore e Psiche nell’attimo che precede il bacio, preannunciato dall’atteggiamento dei corpi e degli sguardi che si contemplano l’un l’altro con una dolcezza di pari intensità.

Altra celeberrima rappresentazione della favola quella realizzata da Raffaello e dalla sua bottega nella Loggia di Psiche, al piano terra di Villa Farnesina a Roma per il ricchissimo banchiere Agostino Chigi. La protagonista mitologica del soggetto, Psiche, è stata messa in relazione con Francesca Ordeaschi, amante di Agostino Chigi, che da cortigiana si elevò al rango di moglie legittima del banchiere.

Le scene sono inserite in un intreccio di festoni vegetali, opera dell’altro allievo Giovanni da Udine, che simulano un pergolato con festoni di fiori e frutta, dividenti la volta in scomparti.

Il ciclo si divide in due grandi storie centrali che simulano arazzi tesi (Concilio degli dei e Convito nuziale), dieci pennacchi in corrispondenza dei pilastri e quattordici vele sopra gli archi.

 

Focus della serata poi l’approfondimento psicologico dei personaggi, in particolare sulla figura di Psiche. Le prove affrontate dalla protagonista e il suo approccio nel superarle sono servite a far capire che per approcciarsi all’amore maturo non basta “buttarsi” ma è necessario possedere gli strumenti giusti per poter portare avanti una relazione in modo consapevole.

Presto comunicheremo i prossimi incontri del ciclo “Tra mito e psicologia”. Vi aspettiamo presto con altre meravigliose storie dal passato.

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