Non è una pandemia per i giovani: tra cura e creatività – con Maria Rita Eramo e Gino Colla

Lunedì 27 giugno alle ore 18:30 presso lo Spazio35 di Via Caterina Percoto 6 a Udine, serata dedicata ai giovani con la psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Eramo, Presidente di Athena, Città della Psicologia, e Gino Colla, fondatore di On Art. Tra cura e creatività, per il benessere della persona.

 

L’adolescenza è un periodo complicato della vita perché, in bilico fra infanzia e età adulta, i ragazzi sono insofferenti, insicuri e spesso infelici. Ma l’epidemia ha complicato le cose, togliendo loro quella libertà e quello spazio, al di fuori delle proprie case, dove vivere esperienze nuove.

Oggi sembrano ancor più in crisi e, in questi mesi, sono aumentati i ricoveri di adolescenti nei reparti di psichiatria. Crescono i tentativi di suicidio, i casi di autolesionismo ma anche gli attacchi di panico e le patologie legate alla depressione.  Gli abituali condizionamenti sociali della sofferenza psichica sono stati crudelmente dilatati dalla pandemia.

La solitudine ha fatto riemergere il problema della comunicazione nelle famiglie. Se non si parla, se non c’è dialogo, si finisce con l’uscire di casa e con l’incontrarsi con gli amici, senza alcuna prudenza. La pandemia ci ha insegnato cose inattese: quella in particolare che ci si salva, quando siamo in pericolo, in grande pericolo, solo quando ci si aiuta gli uni con gli altri, e quando si abbiano pazienza, e solidarietà umana. La pandemia ha dimostrato le défaillance e la sconfitta della società individualistica, ha fatto conoscere agli adolescenti la presenza e la vicinanza della morte, che si è manifestata improvvisamente, senza che nulla la lasciasse presagire. Una esperienza, questa, che ha aperto ferite sanguinanti dell’anima, che sono state a fondamento di atti di aggressività, e di autoaggressività. La fragilità non è una malattia, è una disposizione dell’animo, che ci aiuta a capire meglio le sofferenze: le nostre, e quelle degli altri. Non si guarisce delle proprie fragilità, ma è necessario, dare loro un senso, e gestirle L’adolescenza è l’  età più fragile della vita, ma è la più dotata di risorse creatrici. Negli incontri, che ho avuto con giovani di scuole secondarie, sono stato sempre impressionato dalla cultura, dalla passione leopardiana della speranza, dalle capacità espressive, e dalla gentilezza d’animo, che animano la loro vita. Sì, meritano grande fiducia: hanno straordinarie doti di coraggio e di entusiasmo, che gli adulti a volte sembrano aver smarrito.

Nella geniale interpretazione, che ne è stata data da sant’Agostino, la speranza è la memoria del futuro: volendo dire, con questo, che le esperienze adolescenziali influenzano il nostro modo di vivere il futuro. Incalcolabile è la responsabilità degli adulti nella educazione e nella formazione degli adolescenti: cosa, oggi, ancora più difficile, ma ovviamente necessaria.

Gli adolescenti di oggi, come quelli di ieri, hanno bisogno di parole, certo, ma soprattutto di testimonianze ardenti e generose di ascolto e di solidarietà, di comprensione e di speranza, alle quali gli adulti sono chiamati in ogni circostanza.

Il fare arte per gli adolescenti possa essere un potente strumento di scoperta di sé e delle proprie capacità. Accanto alla scoperta delle proprie risorse, attraverso il processo artistico nei percorsi di cura diventa possibile recuperare e trasformare le parti scisse o negate del Sé. L’introduzione del linguaggio artistico nelle relazioni di cura può creare un ponte comunicativo che passa dal corpo e arriva alla mente, in un movimento circolare e fluido, favorendo l’espressione e la comunicazione, soprattutto in adolescenza.  La funzione immaginativa innescata dall’uso del medium artistico, all’interno di una relazione terapeutica, permette di sperimentare l’Altro da sé, lo sconosciuto come un prolungamento di quella parte di sé rispecchiata.

Potenziare i preadolescenti di strumenti simbolici può quindi aiutare a sostenere il processo di rappresentazione della pluralità che ciascun ragazzo/a ha in sé. A livello fantasmatico il canale artistico permette di guardare da fuori, anche solo per un momento, un istante decisivo nel quale si avverte contemporaneamente un distacco   e un contatto emotivo intimo   dall’opera artistica realizzata. Lo sguardo dall’alto unifica e integra la complessità. La rappresentazione simbolica messa in atto nella produzione artistica supporta il tentativo di dare significato alle nuove forme che emergono in questa fase particolarmente critica .  L’idea che l’arte abbia un valore terapeutico è molto antica: la storia delle arti creative, infatti, si è spesso intrecciata, sin dall’antichità, con quella della salute mentale.

Già gli antichi Greci attribuivano una funzione catartica al teatro, che veniva utilizzato per liberare le emozioni represse e ritrovare uno stile di vita equilibrato. Già il teatro greco, quindi, può essere visto oggi come una sorta di “sostegno arte-terapeutico”.

 

Per info e prenotazioni: assonart.ud@gmail.com; whatsapp: 340-3587626

 

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