REGINA DEI COSMETICI, AMICA DEGLI ARTISTI

Di Gianna Ganis

Marzo, un mese che ormai da anni ripropone la questione femminile, celebra la festa della donna, presenta dibattiti e storie di genere.

Anche noi di On art vogliamo scrivere di una donna che dichiarava “Non esistono donne brutte, ma soltanto donne pigre” la quale, mentre si dedicava a costruire un impero della bellezza, coltivava un’altra forma di bellezza collezionando e frequentando aste e grandi artisti.

Lei era Helena Rubinstein, un’ebrea polacca nata con il nome di Chaja a Cracovia nel 1872, giovane ribelle che la famiglia esiliò da prima a Vienna e in seguito a Melbourne dove aprì il suo primo salone vendendo i preparati a base di olio di mandorle di un chimico ungherese amico di famiglia.

Una volta a Parigi, nel 1912 convinta del fatto che la bellezza andasse ben oltre la cosmesi, stregata dalla corrente artistica del Primitivismo, iniziò a collezionare oggetti d’arte africana tanto che nel 1935 fu prestatrice di 17 opere al MOMA e utilizzò statue africane e murali di De Chirico per gli arredi del suo esclusivo salone sulla Fifth Avenue a New York.

Con grande fiuto e senso estetico sostenne gli artisti dell’epoca acquistando dipinti di Leger, Brancusi, Braque, Picasso. Nella sua casa di Faubourg Saint Honorè invitò Modigliani e Juan Gris: tutta la Parigi artistica che contava in quegli anni. Famosi i ritratti che Helena si fece fare da Salvador Dalì, Man Ray, Raoul Dufy e perfino da Picasso che, negli anni cinquanta, realizzerà per lei una serie di schizzi.

 

La mostra a lei dedicata “Helena Rubistein. L’avventura della bellezza” dal 20 marzo al 25 agosto al Musee d’Art e d’histoire du Judaisme a Parigi, si visita come si legge un romanzo. Il percorso allestitivo presenta più di 300 documenti, foto, opere e oggetti d’arte, con una selezione di ritratti di Madame ed è pensato come un viaggio a tappe che si snoda fra i luoghi più significativi della sua vita.

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