ARTE E SOGNO

Di Gino Colla

Una mostra in corso a Roma, che invito tutti a visitare al Chiostro del Bramante, e si intitola Dream. Della importanza delle opere esposte e del libro di Cotroneo che le accompagna scriveremo in prossima newsletter. Ora esaminiamo rapidamente un’altra mostra, in corso a Londra, al Freud Museum, su un quadro di Salvador Dalì, la metamorfosi di Narciso, e sull’incontro tra l’artista e Freud stesso nel 1938.

Il collegamento con il sogno, è dato dal fatto che l’inventore della psicoanalisi, aveva scritto un famoso testo (L’interpretazione dei sogni, 1900), e Dalì, che nel 1938 aveva 34 anni, fa parte dei pittori surrealisti, che alla rappresentazione della realtà, sostituiscono quella del sogno. In particolare Per Freud il sogno è un cratere da cui fuoriesce l’inconscio. La continuità del sognare rimanda all’eterno ritorno del rimosso e del desiderio inappagato.

Per i surrealisti, invece, la rappresentazione del sogno, implica oggetti strani e deformati (gli orologi molli, ad esempio), sviamenti sull’uso degli oggetti (“Ceci n’est pas une pipe” di Magritte), e anche l’interpretazione figurativa di miti (come nel caso specifico di Narciso, figura colta al tramonto, con volto nascosto, la testa su un ginocchio, e, a fianco, un fiore di Narciso che esce da un uovo pietrificato). Dall’amore per sé stessi, si passa all’amore per l’Altro (Gala), e la vita può rifiorire.

Quest’ultima visione, che sarebbe stata cara a Lacan, oltre che a Freud, che peraltro in quegli anni bellici era più preso dall’istinto di morte e della capacità dell’uomo di fare del male, anziché del bene, si discosta però dalla visione del sogno, tra psicoanalisi e pittura.

Nel 1938, dicevamo, ci fu anche un incontro effettivo tra Dalì e Freud, proprio a Londra, organizzato da un comune amico, Stefan Zweig.

Si sa che l’analista non fu particolarmente prodigo di elogi con Dalì, in quanto l’inconscio è irrappresentabile, e ciò che emergeva dai quadri surrealisti era solo un mistero, per di più trasmesso tramite delle immagini.

Senza entrare troppo nel dettaglio, Freud non amava i surrealisti, perché lo psicoanalista si basa sulla parola, e i suoi inciampi, più che tramite l’immagine.

Il fascino dell’incontro, tra geni di discipline diverse, come oggi difficilmente accade, è testimoniato dalla mostra di Londra. E noi vogliamo parlarne, perché crediamo che vada sempre più fatta luce sul tema del rapporto tra parola e immagine nella trasmissione all’esterno della nostra anima.

In questo senso a breve, presso il Niduh ci sarà una rivisitazione di Freud in 4 lezioni. L’inconscio e il sogno sono la base della nostra vita e soprattutto della nostra creatività. Senza svelare il mistero, che è poi individuale, anche se esiste un inconscio collettivo, l’Arte può essere uno strumento, e non solo nelle opere contemporanee (basti pensare alla Tempesta del Giorgione).

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