IL VUOTO E L’IMMAGINE

Di Gino Colla

Nell’ultima mostra Maravee a Majano, a novembre 2018, abbiamo visto alcune opere del fotografo Maurizio Ciancia. Vi mostriamo qui due esempi. Sono foto di grande dimensione, molto curate e colorate, dove non si notano tracce di vita. Spesso sono immagini di luoghi vicini a Udine, ma resi non riconoscibili dall’assenza. Nella presentazione al Catalogo della mostra si spiega che si vuole formulare un nuovo sistema di guardare all’opera, dove alto e basso, vicino e lontano si confondono.

Mi è venuto in mente un libro interessante di Gomarasca, Con l’inchiostro e con il pennello di Mimesis, dove si affronta la figura dell’artista Shitao, vissuto in Giappone nel XVII secolo, che dipingeva montagne, o litorali, su uno sfondo vuoto, con a fianco delle brevi poesie orientali.

Il concetto di vuoto è diverso in Occidente e Oriente. Da noi, sin da Aristotele, si bada alla sostanza, e alla rappresentazione solida delle montagne e degli oggetti, per giungere a un “horror vacui” tipico del Barocco. In Oriente il vuoto è un sottofondo che consente di valorizzare il tratto o la scrittura, un elemento fondamentale che permea lo sfondo e la vita, per non parlare della religione Zen e Buddista. Nel XVI secolo in Giappone si impone lo stile “Del mondo fluttuante”, dove i paesaggi sono leggeri e con pochi esseri in movimento (Hokusai, Hirosige, ecc.).

Questo stile, così come le foto di Ciancia, attirano lo sguardo e, come si trova in Lacan, a proposito dello specchio, l’occhio che guarda non è protagonista, ma è l’immagine che è determinante nello spettatore. Noi guardiamo, ma non possiamo guardare il nostro occhio.

Il mondo Occidentale di oggi è invece riempito di oggetti, e il desiderio non si appaga se non inseguendo continuamente qualcosa di nuovo da acquistare, da possedere, da dominare. Bimbi che giocano con degli oggetti che hanno costruito degli altri e che stancano in fretta, in attesa di essere sostituiti. La mancanza, la sottrazione, il vuoto non fa parte della nostra cultura.

 

In conclusione, una storiella Zen: Un visitatore curioso chiede a un monaco in Giappone che cos’è lo Zen. Il monaco offre un the al curioso amico e si fa porgere la tazza. Il monaco versa il liquido nella tazza ma non si ferma, per cui dopo poco, la tazza trabocca e lascia uscire la bevanda bollente. Il visitatore chiede: Ma cosa fai? Stai attento! Il monaco risponde: Se vuoi sapere cosa vuol dire Zen, prima devi vuotare la mente da ciò che la ingombra.

Le immagini di Ciancia aiutano a seguire questo percorso.

 

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