OLTRE LA FRAGILITÀ L’IMPRESA DELLA RI-NASCITA SOSTENIBILE

Di Gianna Ganis

Un libro per riflettere

Antonio Calabrò è un illuminato giornalista e scrittore, profondo studioso della Cultura d’impresa, presidente di Museimpresa Associazione che raccoglie numerosi esempi di musei e archivi aziendali d’eccellenza del nostro Paese

Di seguito riportiamo alcune sue riflessioni come anticipazioni del suo prossimo libro “OLTRE LA FRAGILITà’” Università Bocconi Editore

A causa della pandemia e del lungo e inatteso lockdown che ha messo in luce la “fragilità” di sistemi economici, sociali, politici, e contemporaneamente anche la nostra stessa fragilità, Calabrò si interroga e ci fornisce il suo punto di vista. Nel nuovo libro in uscita, egli vuole guardare al futuro, all’oltre appunto, tracciando le linee guida per una ri-partenza che trova nella centralità dell’industria un nuovo equilibrio tra competitività dell’impresa e sviluppo sostenibile, che punta all’eccellenza e all’etica del lavoro, alla riduzione delle diseguaglianze per un Paese che, come affermava Carlo M. Cipolla “Si è abituato fin dal Medio Evo a produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo”.

E dunque Calabrò mette ben in evidenza che:

Abbiamo trascurato il fatto che in tutti i processi sociali vi sono vincitori e vinti, gruppi sociali più agiati e gruppi più deboli, che ne escono ancora più indeboliti, elementi di scarto ed elementi di successo. Le società complesse, tecnologiche, interconnesse sono fragili. Abbiamo sottovalutato la fragilità. Aggiunge che il senso di onnipotenza è un fattore di debolezza. La storia degli umani è una storia di luci e ombre, di cadute e di riprese, è una storia complessa. L’assunzione della fragilità come elemento fondante è invece un grande punto di forza nella politica, nella democrazia, nell’impresa, nelle tecnologie, nelle relazioni personali e sociali.

In questo scenario, da presidente di Museimpresa, Calabrò si pone un quesito che considera fondante: quale dialogo possibile tra Impresa e Cultura, anch’essa in profonda trasformazione?

“La Cultura deve ritrovare l’attitudine all’ascolto, all’osservazione, all’analisi critica. Con tutta umiltà deve saper ascoltare e poi mettersi in discussione, proporre delle ipotesi e discuterle. È necessario un grande dibattito civile in cui la Cultura si ricordi della lezione della Scienza, tra tentativi, errori e ripartenze. La consapevolezza che l’identità personale, ma anche l’identità della creatività artistica non sta nel produrre l’opera, ma nello sguardo di chi la vede. Il vantaggio dei musei di impresa di cui mi occupo, è stare dentro una cornice concettuale che ha il cambiamento come natura costitutiva. I musei d’impresa non sono né musei nel senso più tradizionale del termine né imprese attente solo alla produttività, ma sono la memoria come cardine dell’innovazione”.

In ultima analisi la lezione di Calabrò si fonda sull’equivalenza innovazione economica come strumento per innovazione sociale. Questi pensieri sono figli della lezione di Adriano Olivetti che ha fatto fatica ad affermarsi, come modello di sviluppo, qualità del pensiero, delle condizioni di lavoro, di relazione con le comunità.

Se noi oggi siamo in grado di affermare che la sostenibilità è chiave di competitività di una grande parte delle imprese italiane è perché quel pensiero ha fatto strada, altrimenti saremmo di fronte a un’icona muta. Non è così. Come tutti i processi dei grandi visionari, i tempi sono lunghi e lenti, ma sono fertili. Dobbiamo avere chiare le nostre radici. Olivetti, Pirelli e le altre imprese innovative che hanno costruito Cultura nel produrre meccatronica e chimica, plastica e alimentare. La cultura d’impresa è tutto l’insieme delle conoscenze, prima ancora che delle competenze, per governare e adattare alla misura della civiltà, il progresso scientifico e tecnologico e tradurlo in prodotti, consumi, relazioni, opportunità per migliorare la qualità della vita.”

In conclusione il messaggio che queste acute riflessioni ci lasciano si esprime in un pensiero dell’autore:

Questa stagione ha lasciato grande dolore, ma insegna molto. Dobbiamo restituire il senso del futuro”

 

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