FALSO O AUTENTICO?

Di Tea Di Marco

Il Comando dei carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Udine, nucleo specializzato nato in FVG nel 2016, ha organizzato a fine ottobre, in collaborazione con l’Università di Udine, nella sede di palazzo di Toppo Wassermann, un incontro dal titolo “L’arte non vera non può essere arte”. La conferenza rientrava nell’ambito delle iniziative riferite al Piano strategico 2017/18 del Consiglio Nazionale Anticontraffazione (CNAC), organismo interministeriale con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico della P.A. in materia di lotta alla contraffazione. Erano esposti per l’occasione esemplari di opere d’arte contemporanee contraffatte e confiscate dalle forze dell’ordine. La contraffazione di opere contemporanee è la più diffusa per vari motivi, tra cui maggior semplicità “tecnica” di realizzazione e reperimento dei materiali usati.

In generale, tre sono i casi fondamentali che si possono verificare. La copia e/o imitazione è la realizzazione di un oggetto a somiglianza o riproduzione di altro oggetto (copia) oppure nei modi o nello stile di un determinato periodo storico o di una determinata personalità artistica (imitazione) col solo fine di documentazione o per il piacere che si prova nel contemplarla. Il terzo è la falsificazione vera e propria, cioè la produzione di un oggetto con l’intento specifico di trarre altri in inganno circa l’epoca, la consistenza materiale e l’autore, immettendo nel commercio o comunque diffondendo l’oggetto come opera autentica di epoca, materia, fabbrica o di autori diversi da quelli reali. L’obiettivo dell’incontro era quello di sensibilizzare sempre più i consumatori sulle misure da adottare per evitare di incorrere nell’acquisto appunto di falsi, opere cioè falsificate.

Dopo l’introduzione del Comandante del NTPC, la dott.ssa Elena Torresin, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Udine, ha affrontato gli aspetti giuridici della contraffazione, riportando vari casi affrontati anche nel corso della sua attività presso il Tribunale. La legge fondamentale, più volte citata, è il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali). Attori della contraffazione possono essere: falsario (a volte non più in vita), il mercante e/o il collezionista. Dopo l’intervento del funzionario della Sovrintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio del FVG, è stata la volta del professor Gilberto Ganzer, storico e critico d’arte,  che è stato anche direttore del Museo Civico di Pordenone. Infine hanno parlato il dott. Paolo Cornale e il dott. Fabio Frezzato, esperti scientifici che operano a Vicenza nell’ambito di un’attività che vede collaborare chimici, geotecnici, ingegneri, fisici e biologi. Il team formato da specialisti lavora in tutta Italia e realizza più di 40.000 analisi di laboratorio e provve in sito all’anno. Hanno illustrato le tecniche più innovative utilizzate per valutare la genuinità e la datazione di un’opera. Per far questo, oltre alla passione, è indispensabile un profondo bagaglio culturale relativo alla storia delle tecniche pittoriche che si sono succedute nel tempo. I metodi utilizzati per indagare su un’ipotesi di falso d’autore possono essere non distruttivi ma anche micro-invasivi, fatti su piccolissime parti. Le analisi vengono fatte tramite la luce radente, la radiografia, la riflettografia, la luce UV e la microscopia digitale, la microscopia ottica tradizionale e stereoscopica, la spettrofotometria…

La conferenza interessantissima e con excursus che hanno collegato il passato al presente e futuro, è stata l’occasione anche di conoscere la figura di Cesare Brandi, nato nel 1906, professore universitario, storico dell’arte, critico e saggista, specialista nella teoria del restauro. La sua definizione è un caposaldo in materia: il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione nel futuro. Primo momento dell’intervento dunque è il riconoscimento dell’opera d’arte come opera d’arte, prodotta in un determinato periodo storico. Molte truffe, in questo come in altri campi, avvengono sempre più on line. La rete è il mondo dell’incertezza, specie se si parla di transazioni ma nel contempo la tecnologia può permettere dei grandi data base per gestire le transazioni, offrire più tracciabilità e dunque più sicurezza. In questo periodo si sente parlare di “Notarchain”, la blockchain del notariato: i notai italiani hanno ideato un progetto, in partnership con Ibm per realizzare un data base delle transazioni digitali sulle opere d’arte, oltre che sui beni mobili. Non sarebbero previsti costi per il cittadino fruitore e ci sarebbe il vantaggio della diffusione su scala mondiale. Inoltre tutti avrebbero a disposizione uno strumento di controllo immediato sulla veridicità e immodificabilità dei dati inseriti.

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